Pensa a divertirti: diventa volontario!

#bambini, #infanzia, #scuola, #volontariato

Il volontariato? Per noi è tutta una questione di divertimento.

Lo sanno bene Désirée, Jasmine e Beatrice, che con le loro testimonianze ci hanno mostrato come fare il volontario è in primis una soddisfazione per sé: solo se si è felici di ciò che si fa si possono aiutare gli altri.

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Tutoring per gli studenti: l’importanza delle relazioni

Tra le nostre proposte di volontariato c’è quella in cui i volontari, dopo essere stati formati, scelgono di offrire il loro tempo per sostenere gli studenti in difficoltà nello studio. Abbiamo raccolto un paio di esperienze, accomunate dal desiderio di aiutare gli alunni a ritrovare fiducia in se stessi.

Il periodo di tutoring che ho avuto la fortuna di fare quest’anno è stata una svolta personale. Lavorare con i ragazzini delle scuole medie mi ha fatto crescere personalmente e mi ha insegnato molto. Ho potuto conoscere realtà diverse, aiutare ciascuno dei ragazzi a sviluppare abilità scolastiche e anche relazionali. È stata una delle migliori esperienze fatte, e spero di avere l’opportunità di rifarla. È sempre una gioia aiutare e vedere i bei risultati ottenuti.” 

“È stata la mia prima esperienza come tutor ed è stata davvero bellissima. Ho conosciuto dei ragazzi pieni di sogni e di curiosità, ma inondati di insicurezze. Ogni lunedì conquistavamo disciplina e determinazione: le attenzioni di noi tutor regalavano a questi ragazzi il riconoscimento di cui avevano bisogno, e il loro impegno era una sorta di regalo per il nostro supporto. Molti di questi ragazzi sono l’incastro perfetto di culture lontane; il nostro incontro è stato spesso uno scambio di conoscenze, una condivisione del sapere, quindi questa esperienza è stata una ricchezza per entrambe le parti.” 

 

 

Il volontariato si tinge di verde

Un’altra esperienza che possono fare i nostri volontari rientra nel progetto di educazione allo sviluppo sostenibile. Si tratta di incontri con classi di studenti per affrontare, tramite il gioco PiantaLà, il tema della tutela dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile, con l’obiettivo di contribuire alla consapevolezza di bambini e ragazzi sull’importanza della sostenibilità ambientale.

Ecco una testimonianza di chi ha vissuto questa esperienza in prima persona.

“Sono stata molto felice di aver preso parte a questa attività. Mi ha colpito l’entusiasmo dei bambini durante il gioco, ma soprattutto la loro tipica non-timidezza, che è proprio una bella energia da vedere. Per quanto riguarda i contenuti trattati nel gioco, li ho trovati molto educativi, penso che possano aver stimolato la curiosità dei bimbi e ad averli quindi avvicinati al tema della sostenibilità ambientale. Ho apprezzato molto questo tema in quanto penso che sia ad oggi imprescindibile sensibilizzare fin da subito i più piccoli: credo che questo possa davvero cambiare il futuro. Sì, questa attività mi ha fatto sempre iniziare la giornata con il piede giusto; mentre tornavo a casa in macchina subito dopo l’attività mi dicevo: ho fatto proprio bene ad andare.

 

 


 

Vorresti conoscere le altre opportunità con cui puoi diventare volontario per i bambini? 

Ti diamo appuntamento a martedì 14 giugno con Volontariando, il nostro corso di formazione gratuito dedicato a chi è interessato al mondo del volontariato e a chi si vuole avvicinare alla nostra Fondazione.

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Nuovi battiti per il cuore di Daors: l’incontro con la nostra volontaria

#cardiopatie infantili, #cuore di bimbi, #volontariato

Daors Copani è un bambino di 4 anni solare, allegro e pieno di energie! Il cuore lui lo ha stampato in faccia, insieme a un sorriso che abbaglia, ma che potrebbe spegnersi, se non riceverà l’operazione salva vita di cardiochirurgia che gli donerà tanti nuovi e forti battiti.

 

La storia di Daors

Daors vive con la sua famiglia a Durazzo, Albania, ha due fratelli e la gioia di vivere che solo un bambino forte come lui può avere.

Già dai primi mesi di vita, infatti, si deve sottoporre ai primi accertamenti diagnostici. E nel 2019 arriva la diagnosi di una patologia cardiaca interatriale, grazie alla visita del Dr. Marianeschi, in missione con il nostro progetto Cuore di Bimbi, presso l’Ambulatorio di Cardiopediatria “Madonnina del Grappa”, a Scutari.

L’indicazione terapeutica prevedeva un intervento di chirurgia correttiva dopo due anni, ma con lo scoppio della pandemia tutto si fa un po’ più complicato, anche se Daors e sua mamma Besiona non si scoraggiano.

Non si scoraggiano nemmeno quando, a novembre 2021, ricevono dall’Albania il certificato di Non Curabilità: loro sanno che con la nostra Fondazione possono ricevere il supporto di cui hanno bisogno.

Domenica 6 febbraio 2022 inizia finalmente il viaggio di Daors per poter avere un cuoricino forte. Con l’appoggio del Pio Istituto di Maternità ONLUS – che fornisce l’alloggio in Italia – e del Fondo Sanitario Regionale “Interventi sanitari umanitari a favore di cittadini extracomunitari” di Regione Lombardia, il bimbo e la sua mamma sono accolti da Mission Bambini a Milano, per ricevere le cure di cui il cuore di Daors ha urgenza.

 

L’incontro con la nostra volontaria Antonella

Antonella, veterana del progetto Cuore di Bimbi, con il quale già nel 2019 era stata in missione in Zambia, aspetta all’aeroporto insieme a Benedetta, nostra project manager, Daors e sua mamma.

“Besiona è giovane, colta e decisa. Ha paura di volare, ma nulla potrebbe fermarla dal dare al cuore di suo figlio nuovi battiti e la sicurezza nel futuro.”

Queste le prime parole che la nostra volontaria usa per descrivere Besiona, con cui si instaura fin da subito una grande empatia e fiducia.

cuore.volontaria

Il momento è delicato, l’ansia è tanta ma la cura e la delicatezza di Antonella altrettanto.

Nei primi dieci giorni dopo l’arrivo in Italia, Daors e la sua mamma dovranno restare in isolamento. Per questo motivo è Antonella a portare la spesa con i generi di prima necessità nell’appartamento in cui Besiona e il nostro piccolo combattente alloggiano: non devono rischiare e i volontari della Fondazione sono lì per aiutarli.

“Con la mamma di Daors, pur non essendoci problemi di lingua perché parla italiano, abbiamo anche condiviso il silenzio.” – ci racconta Antonella – “Io sono una persona che parlerebbe con i muri, ma ho dovuto frenarmi, Besiona è troppo tesa ed esserci per le persone è anche questo: rispettare i loro limiti“.

 

L’aiuto che non ingombra

Mentre Antonella racconta, un ricordo le attraversa lo sguardo. Pensa al suo primo contatto con i bimbi cardiopatici e le loro mamme, in Zambia, e alle motivazioni che l’hanno portata ad avvicinarsi a Mission Bambini e al lavoro da volontaria.

Qualche anno fa, suo marito ha dovuto trascorrere un lungo periodo in ospedale e Antonella aveva trovato in un gruppo di volontari il supporto necessario. Quella è stata la scintilla che le ha fatto decidere di aiutare chi avesse bisogno.

Così, dopo aver adottato una bimba a distanza, ha deciso di partire con una missione per recarsi dove l’aiuto è più prezioso.

Il contesto con cui è entrata in contatto in Zambia è diverso da quello ritrovato con Besiona e Daors, ma questi due mondi sono legati da una stessa matrice: il valore dell’incontro, la consapevolezza di poter creare un legame, aiutare o alleviare le ansie di qualcun altro.

 

“Far sapere che l’aiuto c’è ma non è ingombrante, corre sullo sfondo per palesarsi quando è necessario” – queste le parole con cui ci lascia Antonella.

 

Così i nostri cuori battono all’unisono con quelli dei bambini nati nei Paesi più poveri del mondo, curati grazie alle scelte solidali delle persone che, insieme a noi, donano un futuro a chi rischia di non poterlo avere.

 

Segui il percorso di Daors sui nostri social, oppure…

Segui il cuore: regala tanti nuovi battiti ora!

Trekking solidale: un’occasione per ritrovarsi e ripartire, insieme

#bambini, #Italia, #raccolta fondi, #volontariato

Domenica 24 ottobre, nelle colline appena fuori Bologna, si è tenuta una passeggiata solidale organizzata da alcuni nostri volontari. Tra loro, Roberta ha trovato le parole per raccontare ciò che tutto il gruppo ha provato e condiviso.

 

I nostri volontari: una famiglia che cammina, insieme, verso un obiettivo comune

“Ci siamo, finalmente è arrivato il momento di preparare lo zaino per la nostra passeggiata solidale a sostegno del progetto Illuminiamo la scuola. I giorni che hanno preceduto questo momento sono arrivati nel silenzio, il silenzio delle aspettative, di nuove e ritrovate emozioni. Ma anche di paura, paura che un’ennesima speranza venisse sospesa da un qualsiasi evento fuori controllo, a cui siamo stati fin troppo abituati in questi ultimi mesi.”

 

 

Invece no, il giorno è arrivato e ha accolto i nostri volontari sotto un cielo e un sole meravigliosi. 

“La prima iniziativa dopo tanto tempo, quanto tempo… Arrivo al ritrovo, alzo gli occhi, poi mi guardo intorno e ho come l’impressione che siamo di nuovo tutti qui per ripartire, insieme, da dove eravamo rimasti due anni fa. È un quadro perfetto, in cui ogni persona è al posto giusto. Il cielo diventa una tela, la natura è una tavolozza incredibile di colori e noi siamo pittori improvvisati di questo nuovo corso, di questa giornata che in me ha il sapore della rinascita.

 

 

Rivedo Marina, che assieme alla sua macchina gialla piena di opuscoli e volantini si conferma la mia spalla, dispensatrice di buone maniere, di suggerimenti sempre giusti e spirito organizzativo perfetto. C’è l’entusiasmo di Grazia e la sua energia, calmierata dalla pacatezza di Emilio, poeta, narratore e guida in questa giornata perfetta. Ritrovo Francesca, finalmente mano nella mano al suo Roberto, uniti sempre di più e sorridenti dopo tanti tormenti. C’è Francesca – è venuta con Marco – la mamma che vorrei essere, la donna determinata che conosco, con cui confrontarsi è sempre costruttivo e illuminante. C’è Emilio, che vedo sorridere e mi chiedo se abbia trovato la strada per essere felice nel suo nuovo appartamento, nella sua nuova o vecchia vita. C’è Stefano, che un passo dopo l’altro arriva dove vuole e riesce sempre a dar letture positive ad ogni circostanza, e che sento sempre accanto in ogni mia difficoltà. 

 

 

Poi ci sono loro, gli amici, gli sconosciuti, i bambini, le persone che in una domenica di autunno hanno deciso di accompagnarci in questa giornata che io sento essere una rinascita dal valore inestimabile, un po’ per tutti.”

 

Ritrovarsi e ripartire: è questo che ha fatto il nostro gruppo, salita dopo salita, sdraiati sul prato della Chiesa arrivati in vetta, sotto il grande cedro dell’Himalaya, in discesa tra le vigne, nel rosso e nel giallo delle foglie di questo autunno.

“Siamo ripartiti, siamo tornati, e io sento nuova linfa scorrere nel mio sangue, aria fresca sulla faccia e la forza che mi dà affrontare un passo dopo l’altro accanto ai miei amici volontari, presenti e non, e a chi crede nel grande potere del volontariato, della solidarietà, e a chi dedica il proprio tempo per restare vicino ai bambini e illuminare il loro futuro.”

Perché fare il volontario?

#bambini, #eventi, #scuola, #volontariato

Una domanda a cui sembra facile rispondere, ma facile non è. Il nostro volontario Gianluca ha trovato le parole, le sue parole, e ci ha mostrato come per lui fare volontariato sia naturale come respirare.

 

Il segreto del volontariato, racchiuso nelle piccole cose

“Ci sono alcune domande alle quali non riesco mai a trovare una risposta; domande del tipo Perché fai volontariato?, oppure Quanto pesi?…  mi spiazzano perché non so mai cosa rispondere. Questa volta ho promesso che avrei risposto anche alle domande difficili: peso 105 kg, e dovrei mettermi a dieta. Scherzi a parte, non so davvero perché sono impegnato nel volontariato con Mission Bambini. Per me è qualcosa di naturale, come respirare.”

Per contro, Gianluca sa esattamente quali motivazioni non l’hanno spinto ad essere un volontario: “sicuramente non lo faccio per sentirmi migliore di altri, non lo faccio per sentirmi dire grazie, non lo faccio per mettermi in mostra.”

 

Ci racconta di essersi avvicinato alla nostra Fondazione per caso, coinvolto da una persona cara in un momento difficile della sua vita. 

“Quasi subito sono stato colpito dalla trasparenza di questa organizzazione, ho iniziato a conoscerla meglio, a capire cosa fa e come lo fa, ho conosciuto delle persone speciali… e poi ho conosciuto Goffredo Modena e il suo sogno. A un tratto mi sono innamorato della mission della Fondazione.”

Così, anno dopo anno, si sono rafforzati i rapporti con i volontari storici – gruppo di cui anche Gianluca oggi fa parte, dopo più di 10 anni al nostro fianco: “si creano rapporti con i nuovi arrivati, e piano piano si diventa un gruppo che è quasi una famiglia. Ed è così che ho capito che nessuno di noi – da solo – può cambiare il mondo, ma – insieme – possiamo migliorare almeno un po’ il futuro di altre persone, che forse non incontreremo mai.”

 

Per il nostro Gianluca, il segreto del volontariato è forse proprio questo: fare insieme cose che non sembrano poi così straordinarie, piccole cose che possono far tornare a sorridere persone sconosciute, che siano dall’altra parte del mondo oppure vicine a noi. 

“E quanto vale un sorriso? Tanto. E per farlo sorgere basta fare un piccolo passo…” 

 

E tu, sei pronto a fare un piccolo passo insieme a noi? 

#IlluminiamoLaScuola, insieme »

Una mattinata di dono: di vestiti, di tempo, di solidarietà

#bambini, #emergenze, #spesa solidale, #volontariato

Ilaria, la nostra desk officer dell’Ufficio Coordinamento Volontari, ha accompagnato due nuove volontarie nella loro prima esperienza al nostro fianco. Per lei un’occasione di vivere la sua idea di volontariato; per loro un modo concreto di aiutare, insieme a noi, i bambini in difficoltà.

 

Insieme, per fare del bene

“Insieme alle nostre neo-volontarie Monica e Francesca – racconta Ilaria – ho avuto il piacere di partecipare alla distribuzione di vestiti organizzata da Fondazione Aquilone all’interno del Comasina C’entro, alla periferia di Milano.
È stata una bellissima esperienza, che mi ha riempito di gioia e che mi ha lasciato grandi emozioni, facendomi ricordare perché amo il mio lavoro e il settore in cui ho scelto di lavorare.”

Al suo arrivo nella piazza centrale del quartiere Ilaria ha trovato un gruppo di mamme che attendevano l’apertura del centro. Tra di loro ha subito riconosciuto un volto familiare: Maryam!

“L’ho incontrata per la prima volta durante la consegna della spesa solidale della scorsa estate: all’epoca Maryam era all’ottavo mese di gravidanza e io l’avevo conosciuta in quanto beneficiaria del programma di consegna a domicilio. Ricordo benissimo il nostro incontro: la fatica di arrivare al suo appartamento all’ultimo piano di un palazzo senza ascensore, con le borse della spesa e i prodotti per la prima infanzia da consegnare. Ricordo però anche che, una volta aperta la porta, il suo sorriso aveva cancellato tutta la fatica.”

Rivederla oggi, quasi un anno dopo, con il suo meraviglioso bambino, è stata per Ilaria una emozione molto intensa. Ci racconta che Maryam è una mamma single con due bambini, uno di 6 anni e il piccolo di 8 mesi. A causa delle sue grandi difficoltà economiche è seguita da Fondazione Aquilone, che si prende cura delle famiglie più fragili, offrendo loro una gamma di servizi e di attività di sostegno.

 

Volontari e beneficiari: un aiuto reciproco

“Ogni beneficiario aveva diritto a una decina di capi per ciascun figlio e il nostro compito era di aiutarli nella scelta dei vestiti per loro più adatti. Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la solidarietà che lega le mamme di questo quartiere: si aiutavano una con l’altra, nonostante la barriera linguistica e le diverse culture di appartenenza. Mentre una era impegnata con noi, un’altra accudiva i suoi figli; se una non riusciva a parlare bene l’italiano, prontamente qualcuna si offriva come traduttrice.”

Ilaria e le nostre volontarie si sono da subito sentite parte di un gruppo: hanno aiutato le mamme nella scelta dei vestiti, hanno giocato con i loro bambini nella piazza del paese, le hanno aiutate a portare le borse con i vestiti o il passeggino.

“Ogni persona che abbiamo aiutato si è mostrata gentile nei nostri confronti e personalmente mi ha gratificato molto vedere nei loro occhi tanta felicità.”

Tra i tanti bei momenti della mattinata, Ilaria ce ne menziona uno che l’ha vista personalmente coinvolta.

“A un certo punto, una mamma di origini marocchine è entrata con la sua piccola di appena 10 giorni per beneficiare dei vestiti donati. Poco dopo il loro arrivo, la piccola ha iniziato a piangere perché voleva le attenzioni della sua mamma. Con una naturalezza incredibile, la mamma mi ha guardata negli occhi e ha chiesto a me di prendere in braccio la bimba e di cullarla un po’. Così ho preso in braccio la piccola, che ha subito smesso di piangere e ha iniziato a muovere dolcemente le sue manine alla scoperta del mio volto. La fiducia di questa mamma nei miei confronti mi ha colpito positivamente, è questa la relazione che ci dovrebbe essere tra ogni essere umano.”

 

Il resoconto dell’esperienza vissuta

Sono state tante e belle le emozioni vissute da Ilaria: “Per me la mattinata di oggi racchiude molto bene l’idea di volontariato di Mission Bambini, che è la stessa idea che ho sempre avuto anche iodonare il proprio tempo dandosi da fare come si può, al semplice scopo di aiutare gli altri. Allo stesso tempo, chi fa volontariato riceve tantissimo attraverso la gratitudine dei beneficiari, le emozioni condivise e l’esperienza che ci si porta a casa. Oggi è andata esattamente così.”

 

Per Monica e Francesca la giornata non è stata meno ricca di soddisfazioni ed emozioni.

“La mia esperienza come volontaria al centro polivalente Comasina C’entro è stata una combinazione di sensazioni: di energia, pragmaticità e passione. Un’occasione di incontro, scoperta e riscoperta di persone e del territorio in cui vivo. Eravamo donne, uomini e bambini che si stavano vicini l’uno con l’altra, nel primo nostro ruolo sociale: essere semplicemente esseri umani.
Ancora una volta ho potuto ricordare che fare volontariato non è solo mettersi a disposizione del prossimo, ma prima di tutto regalarsi la possibilità di arricchirsi della meravigliosa peculiarità di altre vite umane.”
Monica Mazzola

“Non riesco a spiegare quanto una sensazione di felicità mi abbia fatto compagnia per tutta la giornata, come non succedeva da tanto tempo. Stare a contatto con le famiglie, ricevere un sorriso (seppur con gli occhi e non con la bocca a causa delle mascherine), giocare con i bambini… Tutto questo riesce a dare un senso alle mie giornate, che a oggi, vista la situazione, sembrano essere tutte identiche tra di loro. Grazie.”
Francesca De Santis

*Tutte le attività si sono svolte nel pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie in vigore.

Il racconto di Souleymane: essere volontario è avere entusiasmo, affetto e attenzione

#centri estivi, #volontariato

Souleymane è arrivato in Italia dalla Guinea Bissau con un sogno: lavorare in campo sociale ed educativo. E dopo l’esperienza di volontariato nei nostri centri estivi non ha più dubbi: studierà duramente per continuare a restare, come noi, vicino ai bambini.

 

Diventare un volontario per i bambini: un arricchimento umano e culturale

Ci sono incontri che sembrano destinati ad accadere ed è stato proprio così con Souleymane, ragazzo guineense di 21 anni: tra i primi a essersi candidato per diventare volontario nei nostri centri estivi, dopo un primo colloquio molto positivo e la successiva formazione sul campo, il 13 luglio è partito per Moncalieri. Ad attenderlo un’esperienza – arricchente, formativa, intensa, emozionante – presso i servizi Estate Bimbi della ludoteca Casa Zoe e A come Ambiente del parco le Vallere, entrambi promossi dalla Cooperativa Sociale Educazione Progetto.

“Fin da subito mi sono trovato a mio agio e sono entrato in grande sintonia con tutti i bambini, gli educatori e gli operatori. La mia giornata iniziava alle 8.00 del mattino: che si trattasse di giocare a calcio, a un gioco in scatola o di colorare, l’importante era partecipare con grande entusiasmo, affetto e attenzione a ogni bisogno dei bimbi.”

 

 

Un’attitudine, questa, che ha portato Souleymane a dare (tanto) ai bambini, ma anche a ricevere (tanto) in cambio: ad esempio, un aspetto affascinante per lui è stato entrare in contatto con bimbi di differenti culture – italiana, asiatica, africana, sudamericana – e di conseguenza scoprire i loro modi diversi di giocare, imparare, fare.

E a proposito di origini differenti, la conoscenza della lingua araba ha permesso a Souleymane di ricoprire un ruolo da mediatore con i genitori di due bambine siriane: un ruolo che si è rivelato prezioso per gli educatori, ma anche e soprattutto per la famiglia dei bambini, perché l’ha fatta sentire accolta e tenuta in considerazione al pari di tutte le altre.

E che cosa dire poi della preparazione della pasta fresca?

“Già! L’attività che ho preferito in assoluto è stata preparare la pasta fresca al parco, insieme ai bambini: mi ha permesso di imparare qualcosa, tipico della cultura italiana, che non avevo mai fatto prima. E poi i bambini si sono divertiti tantissimo … e io con loro!”

 

Una passione che continua: dal centro estivo a un nuovo orizzonte professionale

Essere volontario per i bambini è stata una esperienza molto positiva per Souleymane: “sono molto felice di aver partecipato, perché ho imparato molto e sono sicuro che mi servirà per continuare a lavorare nel campo sociale ed educativo.”

Proprio così, dal volontariato nei nostri centri estivi è nato un rinnovato desiderio: “qualche mese prima del lockdown volevo iscrivermi a un corso per diventare operatore socio-sanitario, ma gli orari del lavoro come aiuto cuoco non mi permettevano di avere del tempo da dedicare agli studi. Alla fine del centro estivo ho invece deciso di provarci: di iscrivermi, di studiare duramente e di provare il test di ammissione.”

La Spesa Solidale: come restare #viciniaibambini e scoprire l’essenza del volontariato

#covid-19, #emergenze, #Fondazione Aquilone, #Italia, #Milano, #povertà, #spesa solidale, #volontariato

Preparare e distribuire la spesa solidale ai bambini e alle famiglie in difficoltà della periferia nord di Milano è un’occasione per dare un aiuto concreto, ma anche per ricevere: emozioni, gratitudine, riconoscenza. Ce lo racconta Ilaria Romanò, nostra stagista presso l’Ufficio Volontariato.

 

Come cambia uno stage nell’emergenza: mettersi in gioco, per aiutare davvero

Per Ilaria l’inizio dello stage ha coinciso con il diffondersi dell’emergenza Covid-19: un momento che ha comportato un cambiamento nelle attività della nostra Fondazione e di conseguenza anche una revisione di quanto lei stessa avrebbe dovuto imparare e svolgere.

“Come Fondazione ci siamo impegnati a far fronte all’emergenza con una risposta celere e d’effetto sia nella prima che nella seconda fase: per dare un aiuto concreto e restare davvero #viciniaibambini e alle loro famiglie in difficoltà. Come parte dell’Ufficio Volontariato il mio compito è stato di attivare e coinvolgere i nostri volontari in tutti i progetti che la Fondazione ha portato avanti.”

Tra essi c’è la spesa solidale, un’iniziativa sostenuta attraverso il ricavato della raccolta fondi attiva su Facebook.

“Uno dei partner che stiamo sostenendo è la Fondazione Aquilone, una onlus milanese che si occupa di fornire servizi alle persone più fragili: bambini, famiglie in difficoltà, persone anziane e persone con disabilità. Il loro intervento si concentra principalmente nei quartieri di Bruzzano e Comasina, nella periferia Nord di Milano. Qui i nostri volontari, insieme a quelli della Fondazione Aquilone, prendono parte all’attività della spesa solidale, per rispondere alle esigenze primarie delle famiglie più svantaggiate.”

Anche Ilaria ha deciso di unirsi a questa squadra e di raccontarci in prima persona quello che succede ogni martedì e giovedì mattina all’interno della Bottega Solidale della Fondazione Aquilone:

Ho deciso di mettermi in gioco in prima persona, insieme ai nostri volontari, innanzitutto per fare qualcosa di concreto per gli altri, in secondo luogo per vedere con i miei occhi la realizzazione di un progetto che avevo conosciuto solo a distanza, in maniera virtuale.”

 

Dalla distanza alla vicinanza: una spesa che contiene beni primari, ma anche tutto il nostro amore

Una volta arrivati, la prima attività che i nostri volontari svolgono è la preparazione della spesa:

“Viene distribuita una lista con le famiglie che quel giorno si presenteranno fuori dalla Bottega Solidale e con il numero dei componenti di ciascuna famiglia. In base a queste informazioni i volontari assemblano delle spese standard con i prodotti di prima necessità: ad esempio, in una spesa per 4 persone verranno messi 4 litri di latte, 4 kg di pasta, 2 kg di riso, 2 bottiglie di olio, sughi pronti, legumi, tonno in scatola, brodo, dado, zucchero, tè, caffè, sale, farina, biscotti, fette biscottate, cracker. Nel caso di famiglie con bambini viene aggiunto anche tutto il necessario per i più piccoli: pannolini, salviette, omogeneizzati, pastine, biscotti per l’infanzia e farine.”

In base ai prodotti disponibili, si aggiunge anche qualche regalo speciale, come uova di cioccolato, caramelle, un vasetto di marmellata, oppure un prodotto che risponda alle esigenze specifiche di una famiglia:

I volontari hanno davvero una cura incredibile per ogni persona che aiutano: Lei è la signora che viene dall’India, ricordati di mettere il riso basmati, non quello normale oppure Il signore preferisce il tonno allo sgombro o ancora Mi raccomando, mettete un po’ di caramelle in più per i bambini. Sono tutti piccoli accorgimenti, che mi hanno fatto capire quanto amore e passione ci sia dietro questa attività.”

Un amore e una passione che emergono ancora di più durante la seconda attività, che inizia con l’arrivo delle famiglie e prosegue con la distribuzione delle spese già confezionate.

“Questa fase è quella più bella, perché caratterizzata dall’interazione con le persone beneficiarie. La loro risposta positiva e la loro gratitudine nei confronti dei volontari che incontrano è la dimostrazione tangibile che il modo in cui viene svolto questo servizio è il modo migliore, perché, oltre all’aiuto concreto, viene riconosciuta dignità alle persone che vengono aiutate.”

Nel caso di persone con esigenze particolari, come ad esempio persone disabili, molto anziane, donne con bambini piccoli, la distribuzione della spesa viene fatta porta a porta:

“Io, ad esempio, ho portato la spesa a una mamma incinta di 7 mesi, Maryam, che ci ha accolti in casa sua nel totale rispetto delle norme vigenti e ci ha raccontato qualcosa di sé. La sua felicità nel ricevere ciò che le abbiamo portato ci ha riempito il cuore, perché ci ha dimostrato che le nostre azioni come sostenitori e volontari di Mission Bambini sono davvero importanti per continuare ad aiutare concretamente e regalare un po’ di serenità a chi ne ha più bisogno.”

 

Quello che resta a un volontario: emozioni, riconoscenza, arricchimento personale

Che cosa ha lasciato questa esperienza a Ilaria?

Forti emozioni. In particolare, ciò che ricorderò con grande gioia è la riconoscenza delle persone aiutate, percepita attraverso i loro sorrisi e le parole gentili nei nostri confronti. Un’altra cosa che mi ha colpito è stato il sentirmi parte di una squadra, nella quale ognuno aveva un compito preciso, ma in cui l’obiettivo era lo stesso: fare del bene!
Penso che sia proprio questa l’essenza del volontariato: fare qualcosa per gli altri e allo stesso tempo ricevere un forte arricchimento personale. Sono davvero contenta che i volontari di Mission Bambini possano vivere la stessa esperienza che ho vissuto io e possano continuare a restare #viciniaibambini e alle famiglie in difficoltà.”

I Desideri Solidali di Gennaro: il piccolo dono di un nonno a nome del nipotino appena nato

#desideri solidali, #volontariato

In occasione della nascita del suo primo nipotino Leonardo, Gennaro Ardis, da anni nostro volontario e sostenitore, ha scelto di trasformare il suo momento di felicità in un gesto d’amore per i bambini meno fortunati.

 

La storia con Mission Bambini: un modo per restituire, insieme

Gennaro si è avvicinato alla nostra Fondazione nel 2006, grazie ai racconti e alla testimonianza di sua cognata, che già da anni ci sosteneva: “Ero da poco andato in pensione e per la prima volta avevo a disposizione tanto tempo da dedicare alla mia famiglia, ma anche a nuovi interessi da coltivare. Sentivo soprattutto il bisogno di fare qualcosa per restituire ciò che nella vita ho ricevuto: sono consapevole di essere stato fortunato, perché a me e alla mia famiglia non è mai mancato nulla, ma non tutti hanno la stessa opportunità.”

È così che Gennaro è diventato un nostro volontario, è così che è iniziata la nostra storia insieme, per dare un aiuto concreto ai bambini in difficoltà: “Al solo pensiero di poter essere d’aiuto ai bambini meno fortunati mi sono sentito bene, pieno di energia e di voglia di offrire il mio contributo! Da quel momento sono passati 14 anni: un periodo durante il quale ho potuto conoscere in maniera approfondita e apprezzare tutte le iniziative organizzate dalla Fondazione per aiutare i bambini più poveri e fragili, in Italia e nel mondo.” Un periodo durante il quale Gennaro ha ricevuto in dono anche nuovi amici, “volontari che, come me, hanno messo a disposizione il proprio tempo e le proprie energie per restituire un sorriso ai piccoli meno fortunati.”

 

I Desideri Solidali: trasformare un momento di felicità in cibo e cure mediche per i bambini più fragili

Il 7 gennaio 2020 Gennaro ha ricevuto un altro dono, ancora più bello: sua figlia Ilaria ha partorito Leonardo, il primo nipotino!

“Per me e mia moglie è stato un momento di grande felicità e di grande emozione. Tenere in braccio Leonardo mi ha ricordato ancor più da vicino quanto i bimbi sono piccoli, fragili e di quante attenzioni hanno bisogno.”

Ed è stato proprio in quel momento che, con una morsa al petto, Gennaro non ha potuto fare a meno di pensare ai bimbi che la nostra Fondazione aiuta da 20 anni e che, senza il sostegno di tutti noi, non potrebbero avere cibo, istruzione e cure necessarie.

“A differenza di tanti altri bambini, che vivono in condizioni di povertà e disagio, Leonardo è molto fortunato: è amato, circondato da persone che se ne prendono cura, offrendogli tempo e attenzioni. Questo pensiero mi ha spinto a voler fare di più per chi è meno fortunato e così ho deciso di acquistare i Desideri Solidali: un piccolo dono, a nome di Leonardo, per i bimbi più bisognosi.

Da nonno scegliere i Desideri Solidali mi è davvero sembrato il regalo più bello che potessi fare al mio nipotino: mi ha permesso di trasformare la nascita di Leonardo in cibo e cure mediche per i bimbi più fragili, insomma in un gesto d’amore per chi è meno fortunato.”

Scegli il tuo Desiderio Solidale!

Anche tu puoi realizzare il desiderio di un bambino in difficoltà!
Scopri come visitando la sezione dedicata sul nostro sito.

Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo

#borse rosa, #brasile, #casa dos sonhos, #empowerment femminile, #volontariato

Ci sono storie che ci permettono di viaggiare in luoghi lontani e di conoscere nuove realtà. A volte, però, queste realtà non sono come ce le immaginiamo: è questo il caso delle bambine e delle donne di Paraìba, che vivono all’interno della loro comunità una situazione di emarginazione, vulnerabilità sociale e povertà. È Raffaella Fuso, nostra volontaria da oltre dieci anni, a portarci con lei in Brasile e a farci conoscere più da vicino questa difficile situazione. Lo fa a partire dalla sua visita al centro comunitario “Casa dos Sonhos”, creato da una comunità di Suore Domenicane con l’aiuto della nostra Fondazione e situato a circa 20 km dalla capitale Joao Pessoa, precisamente nel punto finale della cittadina di Santa Rita.

 

Una dura realtà, tra povertà e violenza

Il centro può essere considerato un’oasi felice: con l’obiettivo di accogliere e sostenere bambini, ragazzi, donne e famiglie della comunità che vivono una situazione problematica, offre programmi e attività di prevenzione, assistenza, formazione ed educazione basati sulla solidarietà, la giustizia e la valorizzazione della persona e dell’ambiente che la circonda.

Purtroppo la situazione cambia completamente non appena si esce al suo esterno.
Come ci racconta Raffaella, “le periferie si trovano fuori controllo e la quasi totale assenza dello Stato – che significa fra le altre cose assenza di diritti, servizi e sicurezza – sta portando sempre più persone oltre la soglia della povertà estrema, costringendo uomini, donne e bambini a mendicare o a raccogliere materiale da riciclare per poter sopravvivere. Nella maggior parte di queste famiglie la madre è di fatto l’unica fonte di sostegno di diversi figli e il piccolo contributo, denominato Bolsa Familia, è l’unica entrata economica certa rispetto ai pochi lavori irregolari e saltuari che si possono trovare.”

 

Foto di Raffaella Fuso

 

La violenza è sicuramente uno degli aspetti più preoccupanti che contraddistingue le periferie brasiliane e che Raffaella ha potuto vedere da vicino: “parliamo di violenza domestica sulle donne e i bambini, di violenza sociale legata alle devianze e alla povertà educativa e soprattutto della violenza delle organizzazioni criminali contrapposta a quella della polizia, che ogni giorno uccide quasi indiscriminatamente decine di persone. Le vittime di tutto questo restano uomini, donne e bambini costretti a vivere in un clima continuo di precarietà e paura.”

In un contesto difficile come quello appena descritto, dove l’emarginazione sociale si unisce alla violenza e alla mancanza di opportunità, c’è un altro aspetto ancora più difficile da accettare, presente ancora in molti Paesi del mondo e di cui la nostra volontaria si fa testimone: le bambine, se possibile, vivono condizionamenti ancora più forti. Responsabilizzate fin da piccole ad accudire i fratellini minori e vittime di una cultura a cui non interessa vederle studiare e realizzarsi in qualcosa che vada oltre il futuro ruolo di moglie e madre, si trovano destinate a un futuro già scritto. L’alto numero di violenze domestiche, matrimoni e maternità precoci e, non ultimo, il numero di femminicidi non fanno altro che confermare questa forte discriminazione di genere.

 

La “Casa dei Sogni”: un’oasi di pace e speranza

Nel contesto in cui è inserita, la “Casa dos Sonhos” rappresenta dunque l’unico punto di riferimento valido in grado di garantire i principali diritti e curare l’educazione, la salute e la sicurezza degli oltre 130 minori accolti, offrendo loro un’assistenza affettiva e sociale in grado di contrastare violenza, povertà e pregiudizio.

 

Foto di Raffaella Fuso

 

La “Casa dos Sonhos” è uno spazio in cui i bambini e gli adolescenti, seguiti da una preparata e variegata equipe di professionisti e volontari, possono mangiare, imparare, giocare, sognare e trovare un po’ di serenità rispetto al duro contesto in cui sono immersi quotidianamente. Raffaella può testimoniare quanto il Centro sia “un luogo che favorisce momenti di condivisione, di riflessione, di dialogo e di crescita verso la costruzione di una identità e di un futuro migliore – per i bambini e gli adolescenti accolti e per la comunità in cui vivono.”

Fondato nel 2004, il centro è oggi una realtà molto radicata nel territorio, esempio concreto e positivo di come l’educazione, l’integrazione e la creazione di una cultura di pace e rispetto possano nascere e svilupparsi, cambiando profondamente la qualità e le prospettive di vita di molte persone.

“Senza la presenza della “Casa dos Sonhos” – spiega Raffaella – tutti i bambini e gli adolescenti avrebbero trascorso il tempo per strada, potenziali vittime di droga, alcolismo, prostituzione e violenza. Tra le mura del centro, i minori trovano punti di riferimento sani, regole e limiti che li orientano, per evitare che il contesto e i cattivi comportamenti li conducano alla marginalizzazione.”

Il nostro aiuto, fornito attraverso i progetti ‘Una Casa dei Sogni contro la marginalizzazione’ e ‘Borse rosa per le ragazze di Santa Rita’ risulta fondamentale per il proseguimento delle attività del centro e il benessere di tutte le persone coinvolte.

 

L’empowerment femminile: un sogno che diventa pian piano realtà

È grazie al programma di Empowerment femminile che nel 2019 dodici ragazze e otto madri della comunità hanno potuto frequentare due corsi professionalizzanti per diventare “Grafici” e “Amministratore di cassa”. Sempre nell’ambito di questo progetto, alcune ragazze sono state coinvolte come volontarie nel centro e forniscono supporto alle diverse attività che vengono svolte giornalmente. La “Casa dos Sonhos” si conferma dunque essere un punto di riferimento per le famiglie e le madri della comunità, che qui possono trovare aiuto e assistenza in relazione alle numerose difficoltà incontrate ogni giorno.

“Questo il cambiamento che vorremmo vedere nel Mondo – conclude Raffaella. Un cambiamento volto alla creazione di una cultura di pace, integrazione, solidarietà reciproca, rispetto della natura e lotta contro il ciclo di violenza domestica e comunitaria. Questo è l’aspetto più difficile del lavoro del centro e il suo valore aggiunto: formare coscienze responsabili e insegnare il concetto di eguaglianza.”

 

Foto di Raffaella Fuso

 

Far battere un cuore: una responsabilità che riguarda tutti

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“Certe esperienze sono così intense ed emozionanti che l’ostacolo più grande potrebbe essere quello di non riuscire a trovare le parole giuste per descriverle – parole che diano onore a ciò che ho visto e provato.”

Eppure Veronica Ruzzon, nostra volontaria da un paio di anni, quelle parole le ha prima cercate e poi trovate, tale e tanto forte era la voglia di raccontare la missione in Zambia a cui ha partecipato nel 2018 e insieme di ringraziare le persone incontrate, con cui ha condiviso quella che definisce l’esperienza più bella della vita.

 

Partire per una parte del mondo diversa, dove nulla è scontato

Veronica è partita a novembre insieme ai medici volontari del programma Cuore di Bimbi:

“persone straordinarie capaci di lasciare la propria famiglia, moglie e figli, per portare vita e speranza in posti del mondo dove non si ha possibilità di scegliere quasi nulla.”

Parti del mondo in cui tutto ciò che noi diamo per scontato, come la disponibilità di acqua e corrente, non lo è più. E in cui proprio per questo, alla fine, delle scelte importanti devono essere compiute, con etica, professionalità, nel rispetto del contesto e degli equilibri già presenti. Al gruppo di medici volontari arrivati in Zambia è bastato meno di un giorno per capirlo.

“In ospedale, già in tarda mattinata, l’acqua non c’era più: venivano preparati dei bidoni per tamponare la situazione. E così anche l’atto più semplice del lavarsi le mani, quando diventava possibile, assumeva un connotato quasi mistico. La corrente è saltata sia durante un’operazione a cuore aperto sia durante la notte successiva, quando i bambini erano intubati.”

È stato proprio in sala operatoria, senza corrente, senza un generatore a supporto, senza l’apparecchiatura necessaria a monitorare lo stato fisico di un bambino che stava subendo un intervento al cuore, che Veronica ha capito: salvare una vita esige di saper andare oltre.

“Io non so se tutto questo ha un senso, so solo che in quei momenti, quando la tecnologia che dovrebbe supportarti viene meno, puoi fare affidamento solo su te stesso e sulle persone che ti stanno accanto. La cosa che mi ha colpito è il fatto che il personale sanitario ha continuato a lavorare come se nulla fosse: senza battere ciglio, senza titubare, senza lamentarsi.”

 

Vedere un cuore che ricomincia a battere. E oltre.

Durante la missione sono tante le cose a cui si cerca di dare un senso, ma, quando si vedono dei bambini innocenti soffrire, diventa forte la sensazione di essere da un lato impotenti, dall’altro un po’ responsabili rispetto a quanto succede nei Paesi più poveri del mondo.

“Inizi a ragionare in modo diverso: ti chiedi che cosa hai fatto fino a oggi per mettere a disposizione dei bambini, di tutti i bambini, un mondo migliore. Anche se vivi a chilometri di distanza, quello che succede in Zambia è come se succedesse qui, perché il mondo è uno solo, quindi siamo tutti responsabili. Se il bambino ha una malformazione congenita al cuore, è colpa della natura che non ha fatto il suo dovere. Se però questo bambino non può essere operato, per qualsiasi ragione non imputabile al suo stato fisico, c’è un problema.”

Le operazioni eseguite dai medici volontari del programma Cuore di Bimbi sono di due tipi: “a cuore aperto” e di emodinamica. Il loro lavoro però va oltre l’operazione al cuore: accompagnano i bambini cardiopatici e le loro famiglie anche nelle fasi pre e post operatorie e formano il personale sanitario locale, per renderlo il più possibile autonomo nel trattamento delle cardiopatie infantili.

Allo stesso modo l’esperienza di Veronica ha comportato assistere alle operazioni, ma anche molto altro.

“Si è trattato di passare del tempo con i bambini prima che fossero sottoposti all’intervento, stare con le loro famiglie, assistere il personale sanitario nella fase preparatoria. Essere in sala operatoria a pochi centimetri da loro e alla fine vedere i loro cuori stare meglio e ricominciare a battere. E poi ancora vivere la tensione del postoperatorio, quando il corpo del bimbo deve riprendere la sua normale funzionalità, quando le famiglie ti corrono incontro per sapere come stanno i loro bambini e tu non puoi dire né fare nulla, in quanto non ne hai la qualifica. E quando i bambini si svegliano in stato confusionale: alcuni piangono per il dolore, altri perché la mamma non è lì con loro.”

È anche guadagnarsi la fiducia di bambini che non capiscono esattamente che cosa stia succedendo e che cosa debbano affrontare, ma che sono stanchi di vedere ospedali e medici e di non stare bene.

 

Tutti possiamo fare la differenza, a partire da un palloncino

Il personale sanitario è senza dubbio fondamentale nelle missioni del programma Cuore di Bimbi: i medici volontari sono il punto di collegamento tra la scienza e la vita. Eppure, nel nostro piccolo, siamo tutti utili, sempre e dovunque. E anche un palloncino donato può fare la differenza.

“È straordinario il fatto che un palloncino abbia cambiato l’umore di una bambina, che con maggiore serenità ha affrontato la visita cardiologica, e di conseguenza anche quello della sua mamma, che, con un sospiro di sollievo, per una volta non ha visto la figlia piangere. È la dimostrazione che siamo tutti connessi e che l’obiettivo non viene raggiunto dal singolo, ma dall’unione delle volontà e dei gesti di ognuno di noi. Gesti che, seppur piccoli, creano un concatenarsi di eventi positivi.”

 

Quello che resta e quello che ancora deve continuare

Al termine della missione Veronica ha portato con sé lo sguardo, il nome, le storie dei bambini che ha incontrato.

“Credo che sia giusto raccontare che grazie a questo progetto moltissimi bambini ce l’hanno fatta e oggi hanno un cuore sano. Credo che sia giusto raccontare anche di un bimbo di dieci giorni, notato da una neonatologa della missione: la sua operazione non era in programma, ma, girando in reparto, la dottoressa ha individuato il suo stato critico e lo ha portato in sala operatoria.”

Tanti altri bambini con il cuore malato aspettano il nostro aiuto per essere operati. Veronica lo sa, lo ha visto, ed è per questo che la sua esperienza è solo all’inizio e – come ci ha raccontato – deve continuare. Esattamente come la nostra.